Samuele e la palla magica

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Samuele era sempre il primo ad arrivare in palestra e sempre l’ultimo ad andare via. Si buttava su ogni pallone con tutte le sue forze, ma c’era sempre qualcuno che arrivava prima di lui.

Adorava giocare a pallavolo, ma con quelle gambette che non ne volevano sapere di crescere aveva poca speranza contro quegli spilungoni dei suoi compagni.

Però lui, dalla sua parte, aveva tenacia e passione.

Alla fine dell’ennesimo allenamento andato male, uscì tutto arrabbiato dalla palestra e diede un calcio fortissimo a un sasso sull’asfalto.

“Accidenti che forza” – esclamò un vecchietto. “Forse dovresti giocare a calcio, non a pallavolo!”.

Samuele non aveva alcuna voglia di scherzare e gli rispose: “Io diventerò un campione!”

Il vecchietto, colpito dalla determinazione del piccolo, gli si avvicinò e gli porse una palla.

“Ecco, tieni, questa è per te.”
“Ma io ho già una palla a casa” – rispose Samuele.
“Credimi, questa è speciale!” – ribatté il vecchietto facendogli l’occhiolino.

Samuele non volle perdere un attimo. Tornò a casa, ma invece di salire a riposarsi, rimase in giardino e iniziò a tirare la palla contro il muro. E fin dal primo tiro comprese che il vecchietto aveva ragione: quella non era una palla come tutte le altre.

Andava lenta e poi accelerava di colpo. A volte cambiava direzione all’ultimo momento, senza una logica spiegazione. Ma anche Samuele non era un bimbo come tutti gli altri e invece di abbattersi continuò a tirare la palla contro il muro, a seguirla con lo sguardo cercando di indovinarne la traiettoria sempre più imprevedibile. Per una settimana intera, appena aveva un attimo di tempo, andò in giardino ad allenarsi con quella palla impazzita.

Quando arrivò il giorno della partita, Samuele era in panchina come sempre. I suoi compagni erano più bravi di lui, era normale che lui stesse fuori. Ma improvvisamente, David urlò di dolore: “Ahia!”. Atterrando da un salto si era stortato una caviglia, poverino. I compagni lo aiutarono a uscire dal campo.

“Samuele, forza, tocca a te!” – disse l’allenatore.
“A me?” – rispose lui incredulo.
“E cosa ti aspetti, che giochiamo in 5? Forza”.

Samuele entrò in campo, tra lo scetticismo dei suoi compagni e le risatine degli avversari.

“Forza, miriamo sul piccoletto!” – disse il capitano della squadra avversaria – e fece una battuta fortissima in direzione di Samuele. La palla si avvicinava e solo in quel momento Samuele si accorse di qualcosa di incredibile. Abituato ormai alla palla impazzita che gli aveva donato il vecchietto, la palla normale gli sembrava lenta e prevedibile. Le sue gambe ormai, pur corte, erano allenatissime; fece uno scatto e la controllò facilmente con un bagher perfettamente sulle mani dell’alzatore. Schiacciata, punto.

I suoi compagni lo guardarono increduli. “Bravo Samuele!” gli dissero, e tutti a turno gli diedero il cinque. Samuele, rinvigorito dalla fiducia dei compagni, disputò una partita perfetta, saltando da tutte le parti e recuperando tutti i palloni con precisione. Vinsero la partita e i suoi compagni lo portarono in trionfo. Persino l’antipatico capitano degli avversari gli fece i complimenti e gli diede la mano.

Quando uscì dalla palestra era il bambino più felice del mondo. Si trovò davanti il vecchietto, gli corse incontro e lo abbracciò. “Grazie, è tutto merito della tua palla speciale” – “No” -rispose il vecchietto -“È tutto merito della tua passione”.

Samuele non crebbe mai come i suoi compagni, ma ugualmente diventò un grandissimo campione: uno dei liberi più forti della storia della pallavolo.

[SAMUELE E LA PALLA MAGICA – Storia: Giulia e papà Gianni, testo: papà Gianni, disegno: XXX , 2023]

Pubblicato da papà Gianni

Cantastorie

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