
C’era una volta un mago che aveva quattro figli. I fratelli erano molto diversi l’uno dall’altro: il primo amava sciare, la seconda adorava i fiori, la terza nuotava come un pesce e il quarto collezionava foglie secche.
“Quando arriva l’inverno?” – chiedeva sempre il primo.
“Non vedo l’ora della primavera” – ripeteva la seconda.
“Vorrei che l’estate durasse tutto l’anno” – sognava la terza.
“Ma perché le foglie più belle sono solo in autunno?” – si rammaricava l’ultimo.
Stanco delle continue lamentele dei figli impazienti, il mago decise di rivelare loro un segreto.
Li radunò e disse loro: “Da oggi non dovrete più aspettare la vostra stagione preferita. Disegnate questo simbolo magico su una porta, apritela e accederete a un mondo fantastico.” – e porse un foglio al maggiore.
Sul foglio era rappresentato un volto umano diviso in quattro, come il quadrante di un orologio.
“Che mondo è papà?” – chiese il più piccolo che era anche il più timoroso.
“Lo scoprirete da soli, figli miei. Si chiama ‘Paese delle quattro stagioni’” – e tracciò il simbolo sulla porta – “Buon viaggio ragazzi, per tornare indietro basterà disegnare lo stesso simbolo su una porta qualsiasi”.
I fratelli aprirono quella che fino a un attimo prima era la porta del bagno, ma ora dall’altra parte non c’erano più lavandino, water, doccia e bidet, ma solo una luce.
“Saltate senza paura, dovrete farlo molto spesso!” – li esortò il papà.
I quattro saltarono e cominciarono a cadere nel vuoto, urlando spaventati. Ma poi caddero su qualcosa di morbido e freddo. Era una profonda coltre di neve.
“Inverno!” – si rallegrò il figlio più grande, che andò subito a cercare un posto per noleggiare sci e scarponi.
Gli altri tre non volevano restare lì e iniziarono a girovagare per il paese, cercando il modo per raggiungere le altre stagioni. Il paese non era grandissimo e in poco tempo riuscirono a perlustrarlo tutto. C’erano diverse porte che però portavano solo a rifugi, ristoranti e negozi.
“Venite qui, ho trovato qualcosa!” – gridò la sorella più grande. I fratelli si avvicinarono e videro un burrone di cui non si vedeva il fondo. “Ricordate cosa ha detto papà? Che avremmo dovuto saltare molto spesso!”.
“Ma sei matta?” – piagnucolò il piccolino.
“Se ci tieni alle tue foglie dobbiamo saltare!” – lo convinse la sorella.
I tre si presero per mano per farsi coraggio e saltarono. La caduta sembrava infinita, finché tutto divenne improvvisamente soffice e colorato. Erano caduti su una montagna di fiori profumatissimi.
“Primavera!” – esclamò la sorella maggiore felicissima.
Ormai avevano capito come funzionava e così i due fratelli rimanenti andarono a cercare un altro burrone. Quando lo trovarono, il piccolo era ancora titubante, ma la presenza della sorella lo tranquillizzò e insieme saltarono nuovamente.
Splash! La caduta durò meno del previsto. I fratelli si trovarono immersi in una cristallina acqua di mare.
“Estate!” – gioì la sorella nuotatrice, schizzando il fratellino.
Il più piccolo uscì dall’acqua, ansiosissimo di raggiungere finalmente le sue amate foglie autunnali.
Trovò il burrone, si avvicinò, ma quando arrivò al ciglio si rese conto che non aveva il coraggio di saltare da solo. E stette lì fermo ad aspettare.
Iniziò a guardarsi intorno e si accorse di una cosa strana: lì in estate c’erano solo bambini, mentre si ricordava di aver visto qualche adulto in inverno, pochi in realtà. Solo soletto si fece prendere dalla tristezza e le lacrime iniziarono a rigargli il viso.
Una bambina poco più grande di lui si avvicinò.
“Perché piangi?” – gli chiese dolcemente.
“Perché ho paura di saltare da solo” – si limitò a rispondere.
“Se vuoi ti aiuto” – disse la bambina porgendogli una mano.
Il piccolo le prese la mano, chiuse gli occhi e saltò! Atterrarono insieme su un mucchio di foglie rosse, gialle e arancioni.
“Autunno!” – si rallegrò finalmente il fratellino. E ringraziò la bimba.
“È la prima volta che vieni qui?”
“Sì. Posso chiederti una cosa?”
“Certamente” – disse la bambina.
“Perché in questo paese ci sono tanti bambini e pochissimi adulti?”
“Perché i grandi hanno sempre paura a saltare nel vuoto, ma così si perdono un sacco di cose”.
Il piccolo pensò a lungo e capì che la bambina aveva ragione.
“Vieni, ti porto a vedere una cosa. L’autunno è la mia stagione preferita”. E portò il piccolo nel bosco più bello che avesse mai visto. Fu un’esperienza indimenticabile.
Quando fu stanco, vide la porta di una capanna e disegnò il simbolo.
Aprì la porta e si ritrovò a casa, dove i suoi fratelli lo stavano aspettando. Il grande aveva ancora un po’ di neve tra i capelli, la seconda indossava una splendida collana di fiori colorati e la terza aveva ancora i piedi sporchi di sabbia e l’odore della salsedine addosso.
E lui li raggiunse, con le tasche piene di foglie e un sorriso sul volto grande così.
[Il paese delle quattro stagioni – Storia: Giulia e papà Gianni, testo: papà Gianni, disegno: Giulia, 2023]
