Il sogno di Giulia

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C’era una volta una bambina di nome Giulia.
Era una bambina bellissima e i suoi genitori le volevano molto bene.
Le piacevano le cose semplici, come fare colazione in pigiama, disegnare e
guardare i cartoni.
Ma la cosa che Giulia amava di più erano le passeggiate nel bosco.
Adorava il profumo dell’aria, il colore dei fiori e il mormorio dei suoi amici
animali. Amava l’assenza delle automobili e della
confusione; aveva già capito che le persone nel bosco
sono più tranquille.
Pensava che il bosco avesse qualcosa di magico, e aveva ragione.

Una domenica mattina stava facendo una passeggiata con il suo papà.
Conosceva bene il bosco, conosceva gli alberi e anche i sassi.
Su un ramo un po’ basso, vide un bellissimo Gufo.
«Ciao signor Gufo» disse Giulia con uno splendido sorriso.
«Ciao Giulia» rispose il gufo aprendo un solo occhio, ancora un
po’ addormentato.

«Papà!!! Papà!!!» urlò Giulia spaventata –
«Che c’è, piccola?»
«Il Gufo parla! Mi ha chiamato per nome!»
«Ma davvero?» disse il papà sorridente –
«E’ vero!» prova anche tu!
«Ciao Gufo» provò il papà.
«uuuuh uuuuh» fece il gufo, senza badargli più di tanto.
«Ma prima aveva parlato!» Insistette.
Giulia era un po’ arrabbiata

Poco dopo, nascosto dietro una bellissima quercia, intravide uno scoiattolo.
«Ciao, piccolo Scoiattolo! Non avere paura» – disse.
«Ciao Giulia, non ho paura di te! Sono felice quando vieni a trovarmi!»

Allora era vero! Corse subito a chiamare il papà, che arrivò in un istante.
«Papà, quel piccolo scoiattolo mi ha detto che è felice quando mi vede!»
«Che bravo scoiattolo che è» la assecondò il papà «Ciao!»
«tchic tchic» – fece lo scoiattolo e si arrampicò in un istante in cima all’albero.

Ora Giulia era veramente arrabbiata!
Perché gli animali non volevano parlare con il suo papà?

Mentre il papà preparava la merenda, Giulia si allontanò, fino ad arrivare ai
bordi del bosco. Lì, in cerca del muschio più fresco, c’era un cervo.

«Ciao Giulia, è tanto tempo che non vieni qui.»
«Ma tu parli?»
«Certo, tutti gli animali parlano.»
«Ma perché non vuoi parlare con il mio papà?»
«Ah ah» – Rise il cervo -«È lui che non riesce più a capire quello che diciamo.
Vedi Giulia, il compito dei genitori è aiutare i bambini a diventare grandi, ma
il compito dei figli è insegnare ai grandi come tornare bambini. Lo sai che il
mio papà e il tuo erano ottimi amici? Ma poi, crescendo, il tuo papà ha
smesso di capirlo e poi lo ha dimenticato.»
«Ma come si può dimenticare una cosa così bella?» – Giulia non poteva crederci.
«Qualcosa rimane sempre. Quando gli adulti vengono qui nel bosco sono più
felici, perché tornano in connessione con la natura.»
«Cosa posso fare per aiutare il mio papà?» – Chiese Giulia speranzosa – «Portalo
qui tutte le volte che puoi e non vergognarti mai di dirgli che parli con noi.»
«Lo farò!» – Rispose Giulia decisa.
«E non è tutto. Devi sapere che le emozioni si passano da persona a persona. Come
quando sei triste o hai paura, ma basta un abbraccio della mamma e ti senti subito
meglio. Devi fare lo stesso: vieni qui e stai sempre vicina al tuo papà.»
«Giulia! E’ pronta la merenda. Vieni qui!» – la chiamò il papà.
«Grazie Cervo!» – disse sottovoce Giulia, e corse subito da lui.

Il giorno dopo Giulia era molto molto stanca, ma volle a tutti i costi che il
papà la portasse nel bosco.
A metà strada, però, si accorse che gli occhi le si chiudevano.
«Mi tieni in spalla, papino?»
«Certo amore, salta su!»

Non appena salì in spalla, si addormentò e cominciò a sognare.
Il papà, tenendole le mani, continuò a camminare. Arrivato nello stesso prato
del giorno prima, vide uno splendido cervo. Di cervi ne aveva visti molti, ma
quello aveva qualcosa di familiare. Si avvicinò piano, per paura di spaventarlo.
Ma il cervo non sembrava per nulla timoroso, quasi fosse proprio lì ad aspettarlo.

«Ciao Cervo» – disse il papà, e subito si chiese perché mai si fosse messo a
parlare con un animale.
«Ciao papà di Giulia».
Il papà non credeva alle proprie orecchie! Quel cervo gli aveva risposto e i
suoi occhi si riempirono subito di commozione. In un istante si ricordò di
quando era bambino e del suo amico cervo con cui giocava tutti i giorni.
«Ma tu sei…?»
«No, papà di Giulia. Io sono suo figlio»
«Ma come è possibile, come posso essermi dimenticato di lui?»
«Non disperarti, è normale. Solo i bambini sono in grado di sentirci e quando
crescono si dimenticano tutto. Ma tu sei molto fortunato, perché Giulia è una
bambina speciale. Ora sta sognando e ti sta passando un po’ della sua magia
dei bambini.»
«Dunque non ti sentirò mai più?»
«Temo di no, papà di Giulia, ma non è importante. Ricordati, l’importante è
che Giulia continui a sognare! E tu devi sognare con lei; solo così, di tanto in
tanto, potrai tornare bambino.»
«Papà, con chi stai parlando?» disse una voce assonnata
«Tesoro, sto parlando con…sto parlando con…» non voleva rompere la magia
«Sto parlando con il tuo amico cervo! Con chi se no?»
Si girò di scatto, ma lui era svanito.

«Ho fatto un sogno, papà!»
«Che hai sognato piccola?»
«Ho sognato che anche tu potevi sentire le voci degli animali!»
«Ma io posso, Giulia! Solo che sto diventando un po’ sordo.
Ma tu puoi aiutarmi! Aiutami a capire quello che mi dicono!»
«Certo papà…» – e gli occhietti di Giulia si richiusero in un sereno sonno.

[Il sogno di Giulia – Testo: papà Gianni, illustrazioni: Alessandra Moscatelli, 2018]

Pubblicato da papà Gianni

Cantastorie

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